Si é voluto, con questa complicatissima vicenda siciliana di matrimonii in bianco ed incesti presunti, fare della satira sul dannunzianesimo e sul provincialismo. Il tutto condito con le solite osservazioni sull'apertura mentale dei siciliani nel campo della sessualità: un argomento, questo, che arrischia di diventare altrettanto originale dell'uso della parlata romanesca nel cinema italiano degli ultimi trent'anni.

Non che il film sia illustrato in modo meno che corretto. Il direttore della fotografia é Tonino Delli Colli, e cioé uno che ha lavorato con i più grandi italiani. Le scene di Dante Ferretti contribuiscono a fare dell'ultima mezz'ora del film una bella ricreazione cromatica del mondo di D'Annunzio. e Laura Antonelli, servita da Comencini in modo meno volgare che non in MALIZIA o PECCATO VENIALE,riesce ad esprimere qualcosa che non sia soltanto curvo.

Ma il tutto si trascina in modo stancamente accademico, i personaggi sono previsti, gli avvenimenti risaputi, i sottintesi a volte pesanti. Insomma, manca la grazia, manca la rabbia, ED INFINE la sapienza. Ah, ridateci un buon Billy Wilder !